LA CULTURA DELLA DIETA
La “Diet culture” è un’espressione inglese che significa proprio “cultura della dieta”. Nell’antica medicina greca, il complesso delle norme di vita (alimentazione, attività fisica, riposo, ecc.) atte a mantenere lo stato di salute. Nel corso del tempo il significato di “dieta” è cambiato radicalmente.
Ad oggi la “cultura della dieta” è un insieme di regole e credenze riguardo a comportamenti e stili di vita ritenuti salutari e che in realtà non lo sono proprio.
Internet e tutto il mondo dei social è pieno di consigli (aggiungerei non sempre richiesti) per perdere peso, per migliorare il proprio fisico, dove sono presenti espressioni come “detox”, “proteico”, “light”.
Detox: deriva dall’inglese (anche se ormai è uso comune anche in Italia), ed è l’abbreviazione di detoxicant, ‘disintossicante’.
La vera domanda è: “da cosa dobbiamo disintossicarci?”. In condizioni fisiologiche il nostro corpo è già predisposto all’eliminazione di sostanze tossiche e di scarto, grazie a organi come fegato e reni, e non ci servono miracolosi bibitoni o particolari diete. La cosa più utile sarebbe disintossicarci dalle notizie che leggiamo.
Il detox non esiste, come non esistono rimedi miracolosi. Oltre al concetto di “detox”, anche quello di “sgarro” è dannoso. Lo sgarro diventa un’eccezione che andrebbe evitata e che quando si verifica fa sentire in colpa e in alcuni casi richiede un impegno per annullarne i presunti effetti negativi, per esempio col digiuno o lo sport.
Questo porta il cibo a essere ridotto a semplici calorie ed essere svuotato del suo valore nutritivo, oltre che quello affettivo e conviviale. Alimenta inoltre il concetto per cui esistano dei “cibi proibiti” o “cibi cattivi” e “cibi buoni”, piuttosto che creare una reale consapevolezza ed educazione alimentare.
La cultura della dieta è fonte di stress e ansia. Le persone che condividono la cultura della dieta possono seguire abitudini alimentari dannose, come ad esempio consumare solo cibi a basso contenuto calorico anziché seguire una dieta equilibrata e nutriente.
Un’altra nozione che ci portiamo dietro da anni e che spunta fuori in prossimità dell’estate è la “prova costume”. Tutti si scatenano alla ricerca del metodo miracoloso per cercare di preparare esteticamente il fisico, per rientrare nei famosi canoni della società. Ciò che realmente viene danneggiato, inconsciamente e non, siamo noi, la nostra mente e il nostro corpo. Tutte queste credenze hanno portato alla paura nei confronti dell’opposto, generando la grassofobia.
Questo non significa considerare l’obesità come una condizione da esaltare, anzi l’obesità è una patologia, al pari di tante altre. La cosa da non fare è giudicare in maniera negativa una persona dal suo aspetto.
Questa diffusione dei concetti di positivo e negativo nei confronti del peso e del corpo, l’esaltazione di determinate fisicità non fa altro che aumentare il rischio di disturbi alimentari.
“E’ difficile, se non impossibile, lasciar andare la paura di ingrassare/prendere peso/avere un corpo “imperfetto” se vivi in una società in cui la tua paura è giustificata.”
L’impegno per liberarsi da queste credenze deve essere costante, allontanandoci il più possibile da questa paura che rischia di condurci ad uno stile di vita faticoso per la mente e per il corpo.
Non c’è positivo e negativo quando si parla di un corpo. Dentro quel corpo c’è una persona e dentro ogni persona c’è un mondo.
Invece con la cultura della dieta, la magrezza assume un valore morale. Le persone magre vengono considerate migliori, più intelligenti, di successo. Stare a dieta è una filosofia di vita.
Lo sport diventa un altro strumento di questo sistema. L’allenamento non è promosso per gli aspetti di socialità, aumento del benessere o mantenimento della salute fisica e mentale, ma unicamente come un mezzo per mantenere basso il peso o per ottenere un corpo tonico e muscoloso.
Nella cultura della dieta, però l’obiettivo non è la promozione del benessere. Sono molte le persone normopeso che seguono diete ipocaloriche sbilanciate da un punto di vista nutrizionale, con rischi per la salute.
QUANDO NASCE LA CULTURA DELLA DIETA?
Anche se le diete sono sempre esistite, la cultura della dieta come la intendiamo adesso, si sviluppa negli anni ’80 per promuovere prodotti, programmi e centri finalizzati al dimagrimento. Un business che oggi vale miliardi. Un modello per altro fallimentare, se si considera che l’obesità in America è sempre in aumento, e che ne soffre una persona su tre.
Come ho già abbondantemente spiegato nel mio primo libro “L’arte di nutrirsi” la dieta non funziona nel lungo periodo.
Qualunque dieta che restringa l’introito calorico fa dimagrire nel breve periodo, perché crea un deficit tra quanta energia assumiamo e quanta ne bruciamo. Il nostro organismo, però, è costruito in modo tale da considerare questo deficit come una minaccia al mantenimento dell’equilibrio interno.
Quando la dieta si protrae a lungo vengono, quindi, innescati una serie di meccanismi di difesa del peso che influenzano lo stimolo dell’appetito, rallentano il metabolismo basale e la quantità di energia bruciata dal nostro corpo. In altre parole, dopo un po’ le diete smettono di funzionare.
Una volta terminata la dieta, poi, questi stessi meccanismi sono responsabili dell’accumulo di nuove riverse di grasso, nell’eventualità di dover affrontare nuovi periodi di “carestia”.
Questo meccanismo di difesa del peso, non è un difetto, al contrario ha avuto un vantaggio evolutivo importante, visto che per la maggior parte della storia umana gli uomini non hanno sempre avuto a disposizione quantità di cibo sufficienti.
L’alternanza tra periodi di dimagrimento e periodi in cui il peso è riacquistato, magari con gli interessi, portano infine ad un circolo vizioso con un effetto yo-yo del peso.
Come si combatte la cultura della dieta?
Partendo da te stessa/o!
- Informati su come funziona il tuo corpo, di cosa ha bisogno e di come cambiano le sue necessità nel tempo. Impara a mangiare più consapevolmente, facendo attenzione anche alle qualità sensoriali del cibo e alle sensazioni che procura.
- Considera il cibo anche per gli aspetti conviviali ed emotivi che contribuiscono al tuo benessere.
- Impara a identificare i messaggi nascosti della cultura della dieta nelle pubblicità, negli articoli, in film e serie tv.
- Non avere pregiudizi e stereotipi relativi a “magro” e “grasso”.
- Evita di lodare una persona perchè ha perso peso o di commentare se è ingrassata.
- Se non riesci ad accettare il tuo aspetto, non ti ami e pensi che così come sei non potrai mai piacere agli altri, il tuo problema potrebbe essere di tipo psicologico. Parlane con un esperto.
- Se il peso è un problema, non affidarti al “fai da te”, ma cerca uno specialista che possa guidarti.